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giovedì, maggio 18, 2006

 

PopeTown (un Papa di troppo...)

di Domenico Meogrossi
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Sulle pagine di tutti i quotidiani, nei telegiornali, su Internet, da diversi giorni leggiamo esortazioni provenienti dalle stanze vaticane e rivolte alle cariche istituzionali italiane, affinché si dia spazio (come se non ne avessero già a dismisura) ai valori cristiani ritenuti fondanti della nostra cultura e civiltà. Ad esempio, giovedì 11 maggio 2006, si poteva leggere sulla home page del Corriere della Sera:
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“Il Papa al nuovo presidente: «Promuova i valori cristiani».
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/05_Maggio/11/papa.shtml
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Titoli analoghi, ovunque, anche nei giorni a seguire. Ricordo ai lettori che giovedì della scorsa settimana il Presidente Napolitano era appena stato eletto, ed ancora non aveva pronunciato alcun discorso ufficiale. Mi chiedo, e chiedo a chi leggerà: se qualcuno, negli stessi tempi e con le stesse modalità, avesse chiesto al neo eletto presidente Napolitano di promuovere i valori comunisti e socialisti, altrettanto presenti nella storia del popolo italiano, della nostra cultura e delle nostre istituzioni, cosa sarebbe accaduto? Quanti avrebbero gridato allo scandalo? Quanti si sarebbero indignati?
Il fatto invece che a pronunciarsi sia quell'omino vestito di bianco, dal suo pulpito imperiale, o qualcuno dei suoi generali in prima linea, fa sì che la cosa appaia di tutta normalità, addirittura ovvia o dovuta. Ora, è chiaramente ed ovviamente legittimo che chiunque possa esprimere liberamente la propria opinione, Papa compreso.
Lo scandalo è nelle modalità, nel fatto che ciò avvenga come sempre senza contraddittorio alcuno, che la cosa sia lasciata passare acriticamente, dando rilievo assoluto ed incondizionato alle banalità contenutistiche ed a-storiche di quelle dichiarazioni, e non al fatto che, come sempre, la loro diffusione si concretizza nella costante violazione di qualunque rispetto per le idee degli altri, per chi la pensa diversamente ed avrebbe altrettanto diritto di ergersi sul pulpito per obiettare la falsità di quelle affermazioni, l'improprietà di quell'intervento, la sua scorrettezza istituzionale, la scorrettezza di fondo che caratterizza tutti gli interventi pontifici che esulano dalla cura delle anime.
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Insomma, come al solito, abbiamo un Papa di troppo sulla scena politica italiana, che perpetua l'anomalia di questa democrazia clericale che è l'Italia. Non ci saremmo mai permessi di incitare a qualunque tipo di azione o volontà il neo eletto presidente Napolitano, men che mai prima che egli stesso avesse pronunciato un discorso inaugurale del proprio settennato, ma visto che altri non hanno perso tempo a rivendicare la guida spiritual-politica e culturale del Paese, esortiamo, di contro, il Presidente Napolitano a salvaguardare con la massima forza possibile, con tute le risorse istituzionali, la laicità dello Stato, di quello Italiano come di tutti quelli che si definiscono democratici. E ciò, nel periodo attuale, ci servirà per poter rivendicare una differenza di prospettiva radicale dall'estremismo e fondamentalismo religiosi che promanano dagli Stati Uniti e dal mondo mediorientale. Non chiediamo un ridimensionamento d'ufficio del ruolo della Chiesa, ma semplicemente che ci siano le condizioni di equità, di libertà d'espressione e di contraddittorio, di pari dignità che consentiranno alle posizioni contrarie alla Chiesa di affermarsi naturalmente per la propria forza logica, razionale ed umana intrinseca. Quanto ai valori, Santità, lasci stare. Non siete certo quelli la cui storia consenta di ergersi dal pulpito ed insegnare agli altri, rimanendo l'esempio costante da 2000 anni a questa parte di chi predica bene e razzola male (non sto qui a ricordare il triste elenco di tutti gli scandali, di tutti i generi, dalla cronaca alla politica all'economia alla criminalità, in cui i suoi uomini e la sua istituzione sono impelagati fino al collo). Fortunatamente, il mondo, la storia e le idee sane e libere dell'umanità vanno in tutt'altra direzione. Lasciateli andare... non potete più fermarli.
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Nella foto, Domenico Meogrossi

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