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sabato, luglio 08, 2006

 

Fenomeni parareligiosi crescono

Chiesa, new age, reiki: carta che vince, carta che perde
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Testimonianza
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di Fabio Milani
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La difficile ricerca di una presa di coscienza per niente comoda e l’abbandono di un credo passivo e deresponsabilizzante, ha favorito la crescita di fenomeni para religiosi alternativi, minori, ma di non minore pericolosità, che hanno trovato un terreno molto fertile nel senso di abbandono, di solitudine e nella difficoltà del riconoscersi come individui e non come popolo guidato da Dio (e di conseguenza artefici del proprio presente).
Personalmente, durante il mio percorso di allontanamento dalla Chiesa Cattolica, sono anch’io caduto nella trappola di alcune filosofie alternative alla religione (o che si professavano tali). Più precisamente, entrai - del tutto casualmente - in contatto con dei frequentatori di seminari di REIKI che mi invitarono a partecipare ad una riunione dimostrativa e non impegnativa.
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REIKI dovrebbe essere un metodo di auto guarigione, basato sulla trasmissione di energia (invisibile) che dovrebbe essere il “motore” di tutto l’universo, la scintilla vitale, lo spazio intercellulare che ci mantiene misteriosamente in vita e che secondo chi insegna tale metodo, se convogliata propriamente, riuscirebbe a regolare automaticamente il nostro corpo in modo da eliminare i condizionamenti psicologici che potrebbero causare fenomeni di somatizzazione, scaturendo in vere e proprie patologie. Se consideriamo che teorie e casistiche che tengono conto di fenomeni di somatizzazione compaiono, pur non sempre confermate, anche in campo scientifico e premesso che comunque ognuno può credere in quello più gli fa piacere, ho ritenuto interessante approfondire l’argomento iscrivendomi al seminario in questione, precisamente nel 1995.
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Sembra che il metodo REIKI (il cui nome deriva da REI – l’energia universale – e KI – l’energia individuale) abbia un’origine molto lontana nel tempo (si parla di più di 2000 anni fa) ma che fu riscoperto da un certo MIKAO USUI che, nato alla fine dell’800, scoprì all’inizio del secolo successivo alcuni testi in sanscrito che gli avrebbero fornito la tecnica da utilizzare per guarire con le mani e che, in seguito, venne in contatto con l’energia REIKI dopo una meditazione e un digiuno di 21 giorni su di una montagna (e qui bisognerebbe fare riferimento alle teorie riguardanti tecniche di auto-condizionamento che possono avvenire in situazioni fisiche particolari).
Il metodo venne in seguito tramandato oralmente nel lignaggio dei successivi maestri (4 o 5), che erano gli unici autorizzati ad iniziarne altri, sino ad arrivare ai giorni nostri. E qui cominciano i guai.
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Effettivamente avrei dovuto pormi subito delle domande notando che sopra un “altarino” rudimentale, nel luogo in cui si teneva il seminario, erano esposte le foto dei maestri rappresentanti il lignaggio di REIKI, con al centro una immagine di GESU’ CRISTO… cosa c’entrava? Lo scopriremo più tardi.
Il primo giorno fu piuttosto noioso, tra spiegazioni teoriche generali e pochissime dimostrazioni pratiche, oltre alle prime due di un ciclo di quattro ”iniziazioni” dai rituali rigorosamente SEGRETI, che, in effetti, aveva iniziato ad insospettirmi non poco (ma allora ero ancora “alla ricerca” e quindi molto più aperto a qualsiasi discorso di quanto non lo sia oggi, pur non considerando per nulla concluso il mio cammino e la mia crescita).
In effetti, nonostante si sostenesse apertamente che REIKI non fosse una religione ma un METODO per la guarigione psico-fisica, il tutto stava assumendo dei tratti piuttosto insoliti che lo facevano assomigliare molto più ad un rito tribale che all’insegnamento di un metodo.
Queste iniziazioni avrebbero avuto lo scopo di “aprire il canale attraverso il quale captare l’energia dell’universo – individuato nell’ipofisi – per permettere all’energia stessa di fluire in seguito attraverso le mani”. Una specie di pranoterapia, insomma, ma senza il risvolto negativo – così fu spiegato – dell’effetto di ritorno di tale pratica attraverso la quale, parrebbe che il pranoterapeuta non esperto, a fronte di un beneficio recato al paziente, possa subire una specie di contraccolpo dal paziente stesso.
Vogliamo credere all’energia? Va bene.
Vogliamo credere nella pranoterapia? Va bene (però non dimenticate di andare anche dal medico, non si sa mai).
Vogliamo credere alle foto KIRLIAN che evidenziano (?) l’alone emanato dalle mani del pranoterapeuta o da un soggetto che sta praticando REIKI? Va bene!!!
Fare Reiki, andare dal Pranoterapeuta ti ha fatto stare bene, sei guarito/a. Va benissimo!!!
Non mi sognerei mai di contestare un metodo che ha fatto in qualche modo del bene.
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Solo che qui non si sta parlando di metodo, purtroppo.
Infatti, in questi seminari non si insegna solo una pratica attraverso la quale imporre le mani, trasmettere un po’ di energia (ed il fatto che sia vero o no non cambia nulla, non è questo il problema).
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Qui si sta parlando di un vero e proprio “indottrinamento”.
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Innanzitutto bisogna subito evidenziare la palese ingerenza delle credenze occidentali in una filosofia orientale e, infatti, come accennato precedentemente, appaiono durante le riunioni di alcuni insegnanti di questo metodo alcuni caratteri iconografici di stampo prettamente cattolico (come appunto l’immagine di Gesu’ Cristo).
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Inoltre, l’origine del metodo risulta tanto nebulosa quanto quella di quasi tutte le religioni, attribuendone l’origine ad un individuo (Mikao Usui) del quale, addirittura, sembrerebbe non ci siano prove certe dell’esistenza. Nell’ambito di uno degli incontri sentii persino affermare che il nome Usui potrebbe essere inventato o preso a prestito da una tribù, gli USSUI che pare facessero uso di questo metodo come strumento di guarigione. Altri maestri, in altri incontri, seguendo lo stesso metodo, ma con convinzioni diverse (e questo scisma già ci può dare l’idea di come sia personale e quindi poco affidabile la sua valenza), asseriscono invece che MIKAO USUI fosse realmente esistito e citano i nomi di moglie e figli e luoghi di residenza.
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Non parliamo poi del fatto che durante i vari “esercizi” che si svolgono nell’ambito degli incontri vengono utilizzati alcuni mantra appartenenti ad altre religioni ancora (mi basterà citare l’Induista “Om namah Shivaya”… cosa c’entra?).
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Ci ritroviamo quindi, anche in questo caso, a dover lottare contro fantasmi che arrivano dal passato; origini fatte risalire così indietro nel tempo (i testi ritrovati da Usui si fanno risalire a più di 2000 anni fa) da non potere essere verificabili, proprio come in una qualsiasi religione e con spunti ed immagini prese a prestito da varie dottrine.
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La metodologia, fortemente legata all’applicazione di principi “rubati” alla psicologia, adottata durante lo svolgimento di questi seminari, fa in modo che chi vi si trova coinvolto, difficilmente riesca a slegarsi dal gruppo di cui entra a far parte, a meno che non riesca a mantenere un certo distacco ed una lucidità che non sempre risultano di facile ottenimento, anche a causa dello stato di stanchezza fisica e mentale nella quale ci si viene a trovare dopo molte ore chiusi in uno spazio non particolarmente ampio ed affollato che induce l’individuo a recepire passivamente le nozioni ed i messaggi a livello subliminale (vedi il digiuno di 21 giorni di USUI).
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Il senso di colpa dal quale ci si dovrebbe liberare secondo quando affermato dalle basi del metodo stesso, il raggiungimento di una forte consapevolezza del se, il ritorno ad uno stato di contatto con la terra e di conseguenza con la realtà (che personalmente ritengo sempre molto soggettiva e di conseguenza piuttosto difficile da individuare), sono confutati dai metodi, a volte coercitivi, che generano l’effetto opposto in chi pone in dubbio quanto insegnato o in chi non accetta di dover percorrere, ad esempio, le esperienze di seminari intesivi secondo quanto “suggerito” dai maestri.
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Tutto sommato potrebbe anche non esserci nulla (o poco) di male se il Maestro in questione fosse una persona preparata, magari con una conoscenza della psiche umana approfondita attraverso studi scientifici, magari uno psicologo o uno psichiatra (ma dubito che chi abbaia avuto la fortuna di frequentare certi Atenei possa approdare in seguito a scelte del genere).
Ma poniamo il caso (e vi posso garantire che quanto sto per dirvi è la pura realtà, vissuta in prima persona) che il maestro dal quale state per essere indirizzati alla vostra consapevolezza, sia una persona che fino all’anno precedente non sapeva nemmeno cosa fosse REIKI, che aveva una serie infinita di problemi a livello psicologico, dei blocchi emotivi spaventosi, che fosse assolutamente incerto della propria identità, persino a livello sessuale, e che solo grazie ad un ingente esborso di denaro avesse avuto l’autorizzazione e la possibilità di tenere il proprio seminario con il proprio gruppo di “allievi”… non ne sareste un po’ stupiti o quantomeno non avreste il dubbio che questo individuo potrebbe operare un maldestro controllo della vostra psiche attraverso poche e rudimentali nozioni di psicologia che potrebbero anche arrecare danni maggiori al vostro stato, che potrebbero confondervi ulteriormente le idee, che potrebbero malamente invischiarvi in un altro genere di condizionamento, non molto diverso a quello dal quale stavate invece cercando di sottrarvi? In aggiunta a quanto detto sopra, bisogna considerare anche l’aspetto economico di tale “metodo” che ha una valenza ed un’importanza tutt’altro che trascurabile.
Si deve, infatti, tenere ben presente che la partecipazione a tali seminari è (giustamente) a pagamento e che se un seminario di primo livello può costare poche centinaia di euro, si passa a diverse centinaia per un secondo livello ed alle migliaia per un MASTER.
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Non dimentichiamo di considerare che la consapevolezza globale, la libertà dell’individuo e la paventata rimozione di ogni blocco psicologico dovuto a pressioni esterne fa decisamente a pugni con l’adozione di simboli RIGOROSAMENTE SEGRETI che sono acquisiti solo conseguentemente all’ottenimento del secondo livello (e quindi all’esborso di una somma ingente di denaro), alimentando quindi la discriminazione verso quei soggetti che potrebbero non potersi permettere tali somme e quindi generando un ulteriore complesso di inferiorità.
L’assoluta sacralità e segretezza dei simboli comunicati agli “allievi” con l’acquisizione di un secondo livello è inoltre portata all’estremo citando episodi relativi a disgrazie che sarebbero accadute in passato a persone che, non rispettandone la segretezza, si sarebbero prese la libertà di scriverli o addirittura diffonderli: cucine andate a fuoco, macchine rubate, case inondate e via dicendo, nella farneticazione e nella superstizione più totale.
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Come se ciò non bastasse, ho avuto modo di constatare come l’evoluzione di tali metodi fosse sconfinata nel proselitismo più inadeguato, raccogliendo le testimonianze di alcune persone che rifiutandosi di unirsi agli “adepti” hanno visto interrompersi bruscamente la frequentazione di amicizie pluriennali in quanto definite persone oramai ” infrequentabili”.
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Non vi ricorda nulla tutto ciò?
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Non vi sembra che la rappresentazione del potere attraverso il denaro assomigli spaventosamente al potere delle chiese? Non credete che la sottrazione di denaro (e quindi, come insegnato dal metodo stesso, di energia) abbia la valenza di sottrazione di potere agli “adepti” e la consacrazione del potere del Maestro?
Non vi sembra strano che tale Maestro acquisisca sempre più carisma ed affidabilità quante più sono le persone che si affidano a lui, tributandogli un valore crescente, anche attraverso il riconoscimento economico?
Non vi sembra bizzarro che la segretezza di alcune parti di questa metodologia camuffino col sacro ciò che in effetti deve solamente essere venduto (e che se pubblicizzato non avrebbe più senso che lo fosse)?
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Se si vuole a tutti i costi trovare una spiegazione, per illogica che sia, ai quesiti apparentemente irrisolvibili che quotidianamente ci propone la vita non sarò certo io a volerne impedire né la decisione di voler credere, né la diffusione della credenza stessa. Come ho già detto: ognuno è libero di credere in ciò che più desidera, ma è assolutamente necessario essere consapevoli innanzitutto del fatto che le nostre convinzioni personali, per quanto condivise da una fetta grande o piccola del resto dell’umanità, non devono e non dovranno mai (e in nessun modo) condizionare la vita di quegli individui che la pensano diversamente.
Inoltre, la fiducia “cieca” nelle convinzioni che ci sono state “vendute” non è sicuramente il tipo di approccio adatto al raggiungimento della consapevolezza necessaria a far progredire il genere umano.
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Il pericolo del quale ho maggiormente paura è che, combattendo solo ed esclusivamente il Cattolicesimo, si rischi di dare credito alle alternative (o alle presunte tali) che i più furbi saranno come al solito pronti a proporre.
La facilità con cui religioni ugualmente pericolose o metodi come il succitato incontrerebbero nel fare proseliti potrebbe ricondurci ad una situazione dove il “nemico” ha solo cambiato volto, ma non è stato “sconfitto”, dove l’ignoranza e la paura continueranno a dominare la gente e nella quale il potere sarà nella mani di chi, chiaramente ateo, sarà così furbo da mantenere il controllo delle masse.
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Ci sono mille modi di vivere, di dare un senso alla propria esistenza, di affrontare la propria solitudine, di dare delle spiegazioni o addirittura delle giustificazioni ai comportamenti che sfuggono al nostro controllo e alla nostra parte razionale, ma tutto ciò non deve necessariamente trovare una risposta nel divino, nella superstizione o nella credenza popolare e soprattutto, non deve essere fonte di negazione di diritti universali dei quali tutti gli esseri umani devono poter godere e non possono e non devono avallare discriminazioni di alcun genere.
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La consapevolezza della propria forza in quanto individui, svincolati dal condizionamento e la diffusione dei concetti di libertà e rispetto sia di se stessi che degli altri, l’indipendenza da qualsiasi dottrina oscurantista è la chiave fondamentale per la futura libertà delle persone.
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Nella foto, Fabio Milani
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