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sabato, settembre 30, 2006

 

Togliamo tutti i crocefissi dalle aule

Crocefisso? No grazie, sto bene senza
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di Vittorio Giorgini
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Sempre di più si discute sull’opportunità o no che il crocefisso, simbolo della religione cristiana, continui ad essere esposto in luoghi pubblici come scuole, ospedali, tribunali ed altri. L’Italia è uno Stato laico per costituzione. Il crocefisso è un simbolo religioso e come tale non deve essere usato nello Stato laico, anzi dovrebbe essere proibito nei luoghi pubblici nel modo più severo.
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Le solite voci di parte si levano dicendo che il crocefisso non va preso solo come simbolo religioso ma anche con i significati etici che nel tempo ha assunto, di amore, fratellanza e solidarietà, compreso il suo rappresentare una cultura. Questa della cultura come le altre motivazioni sono assai discutibili e inverosimili. A dire dei «credenti» il crocefisso rappresenta il sacrificio fatto dal figlio di Dio per salvare l’umanità e tutti sono obbligati a sorbirselo sia che appartengano ad un’altra confessione religiosa sia che siano atei riuscendo a vivere benissimo senza vedere nei luoghi pubblici dello Stato italiano il crocifisso. E’ ovvio che le motivazioni e l’arroganza dei cattolici prevaricano di fatto lo Stato e il diritto di tutti gli altri cittadini di non essere discriminati. Anche se questo diritto è sancito e messo nero su bianco nella Costituzione italiana, al gruppetto dei cattolici non interessa : l’importante è che il crocefisso resti saldamente inchiodato sui muri dei luoghi pubblici. E lo Stato? Anche lo Stato sembrerebbe non seguire i dettami della Costituzione italiana, altrimenti avrebbe fatto rimuovere il crocefisso da un bel pezzo. Lo Stato è sordo alle numerose richieste a tal proposito. Infatti questo simbolo che ai cattolici appare indispensabile per potere continuare a vivere, altri lo identificano come un orribile simbolo di morte, angosciante, che infastidisce e anzi è del tutto diseducativo.
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I concetti di amore e di giustizia, sostenuti dal Cristianesimo, sono conseguenza del pensiero socratico platonico e non soltanto. Ma queste trasformazioni filosofiche, riposizionate nel moderno, sono state utilizzate dai nuovi monoteismi che ne hanno falsato le origini e i significati. Non era certo negli intenti presocratici e platonici un’idea di simbolo come quello della croce e un’idea di salvezza-punizione come quella dell’uccisione del proprio figlio. Basare un impegno morale come quello che la religione pretende assumersi, impegno di buonismo, e volerlo rappresentare con uno strumento di tortura sia cosa sadica, non certo elemento di educazione per i giovani che si preparano alla vita. Allora, meglio la stella di David o la falce di luna islamica.
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Il crocefisso altro non è se non la rappresentazione di un’orribile tortura usata dai Romani in tempi barbari per i loro condannati pare in assoluta dissonanza con il significato di salvezza e amore che si vuole dare a tutti i costi e impropriamente a questo simbolo arcaico. Probabilmente le genti primitive erano come i bambini o anche come animali, crudeli senza neanche rendersene conto, senza saperlo, ma con lo sviluppo del pensiero e dell’esperienza, lentamente in tempi successivi è cresciuto il rapporto tra le genti e le loro paure relative a catastrofi naturali e a tutti quegli avvenimenti che terrorizzano.
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Con lo sviluppo dell’esperienza si è cominciato a dare risposte, sia pure primitive, a molte domande e contemporaneamente si sono affermati costumi e usanze per meglio affrontare i problemi dell’esistenza. In questo contesto, succedeva che catastrofi e tutto ciò che feriva, uccideva e rendeva difficile la vita, veniva interpretato come punizione prodotta da rappresentazioni astratte, mostruose, quali quelle di rettili, si pensi al leviatano di tradizione ebraica, animali, figure orrende e composte, si pensi alla medusa, ma anche ai geni e ai tanti demoni. Ciò in tempi ancora pre-teistici, cioè prima dell’invenzione degli déi. In seguito, con tale invenzione, il rapporto malanno-punizione si andrà precisando e ancor più definendo. Le potenze, gli déi, le divinità avevano richieste così come le avevano gli umani: si era sviluppato il concetto del baratto, do ut des, e se ti dò e non mi dài la mia vendetta sarà terribile. Il guaio è che la potenza stava solo dalla parte di chi prendeva e a dare, cioè a fare offerte e a essere puniti, erano sempre gli stessi poveretti. In realtà coloro che prendevano erano le autorità religiose che stavano imparando a procurarsi potere e ricchezza. Le offerte consistevano in tutti i cibi disponibili, nelle prede della caccia e della pesca fino agli esseri umani, dai nemici agli amici, ai figli, ai fratelli, ma meglio ancora se giovani vergini, per cui si costruivano altari sacrificali. Con la scoperta del fuoco, salendo la fiamma ed il fumo verso l’alto, dove si pensava fosse il domicilio degli dèi, si imparò anche a cuocere le carni così che i sacerdoti, ambasciatori dei sacrifici, si trovarono anche il pranzo servito. Il mago, lo stregone, il re-dio, i sacerdoti erano divenuti il tramite fra le divinità, i misteri ed il popolo ignorante per il quale decidevano i tipi di peccato, i doveri, le regole, le punizioni e i premi. Ecco così che mentre tutti gli altri esseri viventi uccidevano solo per mangiare o per difendere il territorio e la famiglia, gli ominidi si inventavano la tortura, sconosciuta agli animali, e l’uccisione per il potere delle idee, le quali, a loro volta davano potere, il potere di uccidere e torturare, e quindi di imperare.
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Gli umani affinarono i modi del torturare e dell’uccidere inventando tecniche le più diverse da applicare, specialmente a quei “maestri” che si muovevano per i territori portando idee straniere, strane, forestiere, selvagge (le selve, le foreste erano oscure, piene di pericoli nascosti). Il Cristo - ammesso che sia esistito benchè ancora non esiste prova - forse altro non era che un Gurù o maestro che comunque rappresenta predicatori girovaghi, verrebbe voglia di dire maghi e imbonitori, perché tutti portavano le proprie vaghe verità come anche molti filosofi pre e post socratici. Ciò avviene ancora in tempi più recenti dove teosofi, filosofi e sacerdoti vogliono ancora parlare in nome degli déi e dare definizioni di anima, spirito più o meno immortale e così via. Basti pensare a come papi e vescovi e non solo parlino ancora oggi in continuazione di ciò che vuole, che dice, che chiede un Dio con il quale sembra mantengano una comunicazione giornaliera.
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Ecco quindi che questo personaggio Cristo fu flagellato, gli fu imposta una corona di spine e poi fu crocefisso sul golgota, almeno così dicono i credenti. Questo si viene ad aggiungere alla storia di uccisioni di persone scomode come quella di Socrate, Spartaco e della fila di croci dei suoi seguaci fuori porta a Roma, come a milioni e milioni di altre uccisioni fino a Savonarola e a Giordano Bruno.
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Pensiamo che se a quei tempi si fosse usata la forca oppure l’impalatura invece del crocefisso avremmo il personaggio Cristo impiccato o impalato. Questo concetto può sembrare offensivo e blasfemo ma occorre liberarsi dalle abitudini mentali e pensare che se la consuetudine fosse quella di un Cristo impiccato diverrebbe blasfemo proporre un Cristo crocefisso. E lo stesso dicasi per un Cristo impalato. Tanto fa l’abitudine e la credenza senza dubbi. Ma il simbolo dell’impiccato, dell’impalato, del ghigliottinato, cioè la forca, il palo, la ghigliottina sono meno adatti al significato che si dà alla croce, anche se sono tutti simboli di uccisioni barbariche che vorremo dimenticare. Infatti la croce si presta bene per le sue tante interpretazioni che vanno dagli incontri incroci nei viaggi di iniziazione, all’intersezione tra verticale e orizzontale – est la nascita, ovest la morte, i demoni in basso, gli Dei in alto – e tanti altri significati.
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È cosa antica, ormai divenuta innata nelle società, la capacità di ottenere il potere esorcizzando paure arcaiche quali la paura di morire, la paura di punizioni prima e dopo la morte; ed è coltivando queste paure che il potere, civile e religioso, ha basato la sua autorità. Pare incredibile che ancora oggi questa alleanza fra potere civile e potere religioso con tutte le credenze (le fedi) l’obbligo alla fedeltà, le superstizioni, le cerimonie, gli abiti e quanto altro mantengano significati superati o meglio che dovrebbero essere superati già dai tempi nei quali il filosofo Protagora diceva: “crederò negli dèi quando riuscirete a provarmene l’esistenza”. Ancora oggi usiamo termini di cose che, in barba ai cosiddetti profeti o rivelatori, sono concetti astratti non provati e non provabili si parla di angeli cosi come di anima e di spirito, senza ricordare che sono invenzioni antiche come lo ius prima noctis. Pensiamo a Giove tramutato in denari, in toro, al ratto di Europa, a Leda col cigno, cose nelle quali non crediamo più ma ci credevamo così come oggi crediamo nella colomba, nello Spirito Santo. Pensiamo anche alla Vergine, che rappresenta poi l’incesto procreando con il Padre, che genererà quel figlio che poi dovrà essere sacrificato. Questa con la sua immacolata verginità, la sua purezza, rende impure tutte le mamme del mondo, così come la povera Eva nel suo tempo.
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Vogliamo qui richiamare l’attenzione sull’atto coraggioso del giudice Luigi Tosti il quale, per avere tolto il crocefisso da un’aula di tribunale certo di applicare la Costituzione italiana e la Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo è stato punito dalla attuale inquisizione con la condanna ad alcuni mesi di prigione, la sospensione dello stipendio e la defenestrazione, mentre se avesse messo il crocefisso in un’aula di tribunale islamica sarebbe stato decapitato!
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Svegliatevi signore, mamme, nonne, sostenete Tosti e come lui togliete i crocefissi da quelle aule nelle quali i vostri figli dovrebbero imparare! Imparare cosa? Che uccidere il proprio figlio è un atto d’amore! Forse voi signore che col vostro latte (anche se comprato al supermercato) insegnate i primi rudimenti di vita ai vostri bambini e nipoti, i primi anni potreste pensare che invece di novelle, quali l’orribile strage degli innocenti di Erode, motivata dall’avvento di Gesù Cristo - che tanto ne determiranno il carattere futuro - sarebbe meglio fare altre scelte, più adatte a risolvere i problemi della vita. Invece di insegnare miti e leggende come fossero cose reali sarebbe certo meglio insegnare il piacere della ricerca, il rispetto e l’amore per le meraviglie dei fenomeni di natura come attività più sana, poeticamente più appagante e bella. Mi è piaciuto quel film dove da un aeroplano cade sulla testa di un boscimano una lattina di Coca-Cola che questi comincia a venerare come un segnale inviato da qualche divinità. Quando ci liberemo dalle nostre lattine, dalle nostre superstizioni?
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Fin qui considerazioni sul significato e l’uso del crocefisso, un simbolo religioso.
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Ricordiamo che le testimonianze e gli studi che abbiamo di società primitive dicono come i primi capi fossero gli individui più forti. A questi poi si sono aggiunti quelli che abbiamo chiamato stregoni, magi, sciamani e simili figure. Sviluppandosi la società in villaggio, città e stato, i re sono diventati sacerdoti, o i sacerdoti sono divenuti re, oppure re e sacerdoti si sono alleati (ricordiamo i famosi Re Magi della cometa di Betlemme). Con lo sviluppo delle civiltà abbiamo avuto governi che sono stati chiamati monarchici, teocratici, aristocratici, fino al concetto greco di demo-crazia. Governi teocratici sono durati fino al 1945, anno in cui l’imperatore nipponico Hirohitho è stato sdivinizzato dal generale McArthur, ma ancora oggi paesi assolutamente democratici sono alleati, per ragioni elettorali, alla teocrazia, e anche Stati teocratici continuano ad esistere e a produrre devastanti tirannie assassine. Ricordiamo che lo Stato Città del Vaticano è una dittatura assolutamente teocratica. Il concetto illuminista dello Stato democratico deriva dall’idea di dare a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio, e ne conseguirebbe, specialmente oggi che tante religioni si incrociano, che il religioso deve relegarsi solo nella sfera del privato perché, se si intromette nel pubblico, il religioso diviene alleato del governo, e ci troviamo in una demo-teocrazia, o, il che è quasi lo stesso, in una teo-democrazia.
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È bene ripetere che il passaggio dal politeismo al cristianesimo fu prodotto dal pensiero presocratico e socratico, con la sola differenza che questi non pensavano neppure lontanamente a sacrificare una persona per salvare l’umanità. Viene fatto di pensare che basare il miglioramento della società sul filiicidio, sull’uccisione del figlio, per mezzo di un orrendo strumento di tortura, quale è l’inchiodatura sulla croce, è cosa sadica, depravata e barbaramente primitiva. Per la stessa ragione il crocefisso non è adatto alle aule di tribunale, dove tra l’altro funge da simbolo di eventuale punizione e non di salvezza.
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Vittorio Giorgini
(Giorgini è ipovedente, può essere contatto solo per telefono: 0552382882).
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Nella foto, l’architetto Vittorio Giorgini autore del libro
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