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venerdì, maggio 22, 2009

 

Come nasce la credenza dell'immortalità dell'anima secondo la scienza (Jesse Bering)

La mente infinita

Perché tante persone pensano che la mente continui a esistere anche dopo la morte? Invece che un prodotto della culture religiose o una «coperta di Linus» emotiva, questa convinzione nasce dalla natura stessa della nostra coscienza.

di Jesse Bering

Dovrebbe sembrarci strana l'inclinazione ad annuire ascoltando la melodia vibrante di Iris Dement in Let the Mystery Be, un canto di lode all'aldilà. Ma l'unico vero mistero è il motivo per cui siamo così convinti che quello che accade «quando tutto finisce» sia un mistero. Il cervello è come qualunque altro organo: una parte del corpo. E la mente è ciò che il cervello fa: più un verbo che un nome. Allora perché ci domandiamo dove va la mente quando il corpo muore? Non dovrebbe essere evidente che anche la mente è morta? Eppure, gente di ogni cultura crede in qualche tipo di vita nell'aldilà o, per lo meno, non è sicura di cosa accada alla mente al momento della morte. Le mie ricerche mi hanno portato a ritenere che questa credenza irrazionale, invece che derivare dalla religione o servire a proteggerci dal terrore dell'inesistenza, sia un sottoprodotto inevitabile dell'autoconsapevolezza. Poiché non abbiamo mai sperimentato una mancanza di consapevolezza, non riusciamo a immaginare come ci si sente a essere morti. In realtà, non ci si sente in alcun modo. E qui sta il problema.

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